Twin Cities: ricordi di due città

Lo scorso 21 ottobre è stato rappresentato il dittico di danza contemporanea e danza-teatro Twin Cities, una performance in anteprima europea presso il Centro Ricerche Teatrali a Milano. Lo spettacolo è stato sicuramente entusiasmante, peccato per il pubblico esiguo, che tuttavia ha applaudito a lungo la doppia performance della XIN – ART – LAB che presenta impressioni e ricordi di due città diverse: Pechino e Shanghai.

La prima performance si è aperta su una scena vuota, a luci accese con una serie di caratteri proiettati sullo sfondo tra i quali: 独生子女 dúshēng zǐnǚ,la politica del figlio unico e 上海,Shànghǎi ossia la città di Shanghai. 独生子女 dúshēng zǐnǚ,la politica del figlio unico anche se ammorbidita dagli annunci di Xi Jinping è, ad oggi, ancora in vigore. La presenza dei caratteri della città di Shanghai non ha alcun riferimento con la prima performance, quindi risulterebbe un collegamento poco chiaro con la seconda parte, dedicata a Shanghai.

La prima parte inizia con una scena vuota, senza alcuna suppellettile, si muovono solo i ballerini in uno spettacolo di nascita e distruzione. I due principi dello Yin e dello Yang si mescolano e si oppongono. Lo Yin è il principio della femminilità, della passività, del freddo, dell’oscurità, dell’umidità e  della morbidezza. Al contrario lo Yang è il principio della mascolinità, del caldo, della lucentezza, dell’aridità e della durezza (Fung Yu-lan, op. cit.). Lo Yang soggioga il principio Yin danzando con forza e prepotenza. I suoi colori sono caldi: l’oro richiama il giallo imperiale, ma vi è anche il marrone ed il Terra di Siena. La sua maschera è quella adirata di un demone: riduce lo Yin ad una marionetta, talvolta senza testa, la ballerina s’incurva contorcendosi, proiettando un’ombra deforme controllata dai fili di uno sconosciuto burattinaio. Se riacquista la testa è costretta ad indossare una maschera femminile. Tuttavia riesce a liberarsi e a rigenerarsi, ma non riuscendo a fuggire le fiamme, si estinguerà insieme al suo oppositore. L’ incendio rievoca quello provocato dagli inglesi che nella Seconda Guerra dell’oppio, 第二鸦片战争,dìèr yāpiān zhànzhēng, distrussero il vecchio Palazzo d’estate, lo Yuanmingyuan, mai ricostruito e restaurato dall’Imperatrice vedova Cixi. I tormenti patiti dallo Yin sono le sofferenze delle donne, riallacciandosi alla politica del figlio unico, in cui il corpo delle donne è oggetto di controllo politico, ma sono anche simbolo della situazione di sudditanza e di debolezza della Cina stessa.

Nella seconda parte, il rumore di un treno scandisce il passaggio da Pechino a Shanghai. La danza contemporanea lascia spazio al teatro-danza. Da una messinscena inesistente passiamo ad una moltitudine di oggetti pesanti e sovradimensionati: l’immenso tavolo e la grande lavagna dalla quale vengono cancellati i ricordi dolorosi. Lo sfondo da generale ed indeterminato diventa teatro della vicenda di un singolo: la nonna paterna della direttrice della compagnia teatrale. Si declamano eventi storici drammatici, con filmati d’epoca originali e ci si sofferma sul Grande Balzo in Avanti 大跃进 Dàyuèjìn,una politica che provocò una grande carestia e milioni di morti. La grande tragedia viene evocata tra le lacrime, ma la speranza non si estingue ed il dolore trova pace in una Cina che ora conosce di nuovo il benessere economico. Il sogno cinese è finalmente realtà ed offusca la storia ed i lontani ricordi di decenni di guerre civili e cambiamenti epocali. La nonna può infine godersi la sua vecchiaia in una grande casa in compagnia della sua famiglia allargata.

Isabella Garofali