di Rossella Marangoni
Sbek Thom è il grande teatro delle ombre khmer che utilizza marionette in cuoio intagliato, non articolate, e alte dal metro e mezzo ai due metri circa.
Con un’origine forse antecedente al periodo angkoriano ma ancora oggetto di controversie fra gli studiosi, lo Sbek Thom, come il balletto reale e il teatro delle maschere, è considerato sacro. Dedicate alle divinità, le rappresentazioni potevano aver luogo solo in occasioni speciali, tre o quattro volte l’anno, come il Capodanno khmer, il compleanno del re, o le feste per la venerazione di personaggi importanti. Veniva anche rappresentato per propiziare i raccolti, per chiedere agli dei la prosperità del terra e della nazione e la benedizione della pioggia durante i periodi di siccità.
Dopo la caduta di Angkor nel XV secolo, il teatro delle ombre subì un’evoluzione, da attività rituale a genere artistico, pur conservando una dimensione cerimoniale.
Le marionette sono ricavate da un singolo pezzo di cuoio in occasione di una cerimonia particolare e nel rispetto di un antico rituale volto a richiedere la protezione delle divinità e degli spiriti. I lati dei pannelli di cuoio sono dipinti con una soluzione ricavata dalla corteccia dell’albero kandaol (Careya arborea). L’artigiano traccia la figura desiderata sul lato più scuro, poi la intaglia e la dipinge prima di attaccarla a due bacchette di bambù che permetteranno al danzatore di controllare la marionetta. Ogni marionetta, che può arrivare a pesare sette chili, è quindi costituita da un pannello di cuoio su cui è stato inciso un personaggio (figure eroiche, principesse, giganti, scimmie, animali mitici, ecc.), così come palazzi, scene di battaglie, foreste. Su alcuni pannelli vengono incise versioni dei bassorilievi di Angkor Vat che riportano interi episodi del Reamker, la versione khmer del Rāmāyana.
Le rappresentazioni tradizionalmente hanno luogo di notte e all’aperto, nei pressi di un tempio o vicino alle risaie. In Cambogia, prima di qualsiasi spettacolo di teatro delle marionette, di danza o, appunto, di teatro delle ombre di cuoio, viene reso omaggio con preghiere e offerte agli spiriti e ai maestri che hanno creato questa arte affinché benedicano la rappresentazione e non se ne sentano offesi.
Per la rappresentazione un ampio sipario bianco, lungo dieci, dodici metri e alto fino a cinque metri, è steso fra due alti schermi di bambù, di fronte a un grande fuoco o più spesso, ormai, davanti a proiettori. Le silhouettes delle marionette vengono così proiettate sullo schermo bianco. Tenendo sollevate sulla testa le marionette, i danzatori le fanno vivere attraverso i passi precisi e codificati di una danza che ricorda il lakhaon khaol, il teatro-danza maschile della tradizione khmer.
La rappresentazione è accompagnata da un’orchestra pinpeat (costituita da xilofoni, gong, tamburi, flauti e cimbali) e da due narratori. Ispirate al Reamker, le performances mettono in scena episodi di questa narrazione epica e possono durare diverse notti e richiedere sino a 160 marionette per una singola rappresentazione manovrate da 10/12 danzatori/marionettisti.
Molte marionette vennero distrutte sotto il regime dei Khmer Rossi che riuscì quasi a cancellare questa arte antica e sacra. Dal 1979 lo Sbek Thom viene gradualmente fatto rivivere grazie a pochi artisti sopravvissuti. In questo modo tre teatri delle ombre sono riusciti a risollevarsi e ad assicurare la trasmissione della conoscenza e delle abilità che quest’arte richiede, incluse quelle collegate alla realizzazione delle marionette. Un laboratorio artigianale per la lavorazione del cuoi è stato aperto a Vat Bo, presso Siem Reap, città dove è nata una compagnia di giovani danzatori addestrata dai pochi maestri sopravvissuti al regime e alla guerra.
Lo Sbek Thom è stato riconosciuto dall’Unesco quale capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità nel 2005 e nel 2008 è stato inserito nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. Questo riconoscimento permette alla Cambogia di proteggere lo Sbek Thom contro il pericolo di scomparsa di questa importante tradizionale culturale.
Bibliografia:
Giovanni Azzaroni, Teatro in Asia, vol. 2 (Myanmar, Thailandia, Laos, Kampuchea, Viet Nam), Bologna, Clueb, 2000, pp. 438, ill.
Pech Tum Kravel, Sbek Thom. Khmer Shadow Theater (edited by Martin Hatch, Sos Kem, Thavro Phim), Ithaca, NY, Cornell University Press, 1996, pp. 363, ill.
Fabio Morotti, Teatro e danze in Cambogia, Riano (RM), Editoria & Spettacolo, 2010, pp. 367, ill.