Le maschere di Bali – Teatro e Rituale

di Vanna Scolari Ghiringhelli

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La bellissima maschera balinese, tapel, è da mille anni a questa parte uno degli oggetti centrali dell’artigianato artistico di Bali. Creare e scolpire una maschera comporta notevoli difficoltà e pochissimi intagliatori possono creare maschere per le rappresentazioni rituali e ancora meno sono quelli che possono scolpire le maschere sacre di Barong, personificazione del Bene e di Rangda, regina degli spiriti maligni – leyak – personificazione del Male.

Solo individui consacrati con un rituale speciale e che usano il legno di alberi sacri come il kepuh o il pule che crescono nei cimiteri, nei pressi dei luoghi di cremazione o del tempio vicino, dedicato alla dea Durga – PuraDalem – possono eseguirle.

Il kepuh è un albero della famiglia delle bombace – Bombax Malabaricum D.C. – molto misterioso, tra i cui rami, di notte, si ritrovano gli spiriti inferiori, le forze negative e i demoni e sotto di lui si riuniscono gli adepti della grande strega Rangda.

Il pule è l’Alstonia Scholaris, ha un legno molto bianco o crème che si lavora con facilità, stagiona rapidamente e quando diventa secco è leggero e resistente.

Le maschere comuni invece, comprese quelle per turisti, vengono eseguite da qualunque intagliatore, sicuramente abile, ma senza una preparazione spirituale specifica e profonda. Per queste maschere si usa il punyan pule che si può prendere normalmente nella foresta. Comunque, prima di prelevare la parte di legno necessaria ad eseguire la maschera o eventualmente di abbattere l’albero, si procede a una cerimonia condotta da un sacerdote della casta dei sudra, che con preghiere e offerte chiede il permesso del taglio allo spirito dell’albero e fa offerte alle divinità del luogo ove l’albero stesso cresce. Il legno viene stagionato e lavorato all’interno del tempio del villaggio di residenza dell’intagliatore di maschere sacre.

La maschera deve riprodurre con precisione le caratteristiche tradizionali del personaggio, tenendo in particolare considerazione gli occhi, il naso, le pieghe della bocca e per quale tipo di rappresentazione deve servire: il Topeng, il Barong, il Wayang Wong o il Calonarang. Ad esempio, le maschere dei demoni, delle scimmie e degli animali in genere, hanno gli occhi sporgenti, e le bocche larghe con zanne o denti in fuori e molto visibili. I demoni e gli animali portano spesso tre piccole corna, uno sulla fronte e due sulle tempie come simbolo di potere magico. I clown hanno gli occhi strabici o sporgenti e la bocca leggermente aperta e sorridente. I personaggi raffinati hanno gli occhi a mandorla, le labbra all’insù, i denti regolari e sono stereotipatamente belli.

Finito l’intaglio, si passa al procedimento di pittura. Per le maschere sacre si usano i colori tradizionali: il nero, ottenuto dalla fuliggine prodotta dall’olio di noce di cocco che brucia, simbolo di un carattere forte, a volte cattivo e testardo; il rosso e il giallo, importati dalla Cina, simboleggiano rispettivamente un carattere coraggioso e collerico e un carattere debole o un personaggio ammalato. Il rosso è un sulfuro di mercurio, il giallo, invece, è un sulfuro giallo o un arsenico; il blu, usato pochissimo, si ottiene dalla foglia dell’indigofera e insieme al verde è simbolo di carattere sereno e calmo; il bruno, l’ocra e il rosa provengono da una pietra dura dell’isola di Serangan (al largo della costa sud-orientale di Bali). Il bruno è per i temperamenti appassionati e il rosa per esprimere la dolcezza e la compassione. Il bianco, infine, che simboleggia il carattere puro e divino, si ottiene dalle ossa di maiale calcificate, soprattutto la mandibola e, preferibilmente, dalle corna di cervo.

Una maschera di qualità per il teatro ha dai quaranta ai cinquanta strati di colore, una maschera sacra di Barong può arrivare anche a centocinquanta strati mentre una maschera per turisti ha una sola mano di colore artificiale. I peli del viso sono in genere ricavati dalla capra e attaccati con nodini di bambù.

La maschera per le cerimonie religiose deve essere purificata prima dell’uso, togliendole tutte le impurità che si sono accumulate durante la fabbricazione. Per le maschere di Barong, Rangda e altre sacre si ricorre anche a delle cerimonie speciali chiamate Pasupati, tenute nel tempio – il luogo puro – durante il pomeriggio e a mezzanotte nel cimitero – il luogo stregato, degli spiriti – in un giorno prescritto della luna nuova. Durante la cerimonia si chiede che uno spirito protettore e capace di conferire forza magica entri nella maschera e si dice che vi entri come “una palla di fuoco senza luce e senza ombra” e che dalla maschera si alzi una fiamma nel buio della notte. La maschera diventa allora “tenget“, carica di energia divina e mantiene per sempre questo potere, nel contempo magico e sacro.

A Bali le maschere sono classificate secondo le qualità dei personaggi che rappresentano, soprattutto quelle usate per il Topeng, tipo di danza-teatro che racconta le cronache storico-leggendarie dei re hindu-balinesi riportate nei libri di foglie di palma, i lontar, tra cui l’importantissimo “Usana Bali” che contiene le storie più famose e amate dai Balinesi. Gli eroi, le belle regine, i principi e i re virtuosi sono “halus“, cioè dolci, gentili, raffinati. I demoni, gli animali e i tipi grossolani sono “keras” che significa rozzo, forte, forzuto. I clowns e i personaggi volgari sono “bondres” e cioè grotteschi, buffi e intriganti, spesso rappresentati con vari difetti fisici come il labbro leporino, gli occhi storti, i denti in fuori e la gobba.

Le maschere per le rappresentazioni del Wayang Wong, il teatro che racconta la grande epopea indiana del Rāmāyaṇa, sono attaccate a un grande copricapo di cuoio lavorato, dipinto in oro e decorato con fiori freschi. Le parrucche sono di capelli umani. Il Wayang Wong balinese è simile a quello giavanese con la differenza che quest’ultimo viene eseguito senza maschere. È considerato danza sacra. In questo teatro appaiono molte maschere di scimmie per rappresentare i glorosi animali che insieme ad Hanuman aiutarono Rāma a salvare Sītā dal demone Rāvaṇa, re di Ceylon.

Le grandi maschere di Barong e Rangda sono le uniche che si possono usare sia nelle processioni che nelle danze. La maschera di Rangda, la Grande Vedova, personificazione del Male e di Dewi Durga, dea della morte, è terrificante: la lingua lunga e penzolante, le zanne arcuate, gli occhi sporgenti, la faccia incorniciata da un manto di capelli bianchi di crine di cavallo o di fibre di pandano. Rangda, che appare come la terribile vedova nel Calonarang e come Dewi Durga nel Barong, danza saltando con le braccia tese, le dita rigide e vibranti, i seni penduli e le budella delle sue vittime ondeggianti intorno al collo.

La maschera sacra di Barong è la più importante delle maschere di Bali e, insieme al costume, è la più costosa e difficile da eseguire, soprattutto Barong Ket, signore della foresta, il più famoso dei personaggi Barong.

Il compito di Barong è di tenere lontano gli spiriti maligni e i demoni del villaggio, simboleggia le forze del Bene, l’energia maschile e la magia bianca, può quindi conquistare, ma non uccidere. E’ in lotta continua con Rangda, il Male, la magia nera. Barong Ket ha gli occhi sporgenti perché appartiene alla famiglia dei demoni, la pelle rossa e grandi denti. Il suo potere magico è concentrato nella barba. Ha in testa una grande corona di cuoio lavorato, molto decorata, con specchietti e dipinta in oro. La maschera di Barong Ket è difficile da definire, assomiglia al leone cinese, al drago giapponese e a Bhoma, l’immagine protettiva che appare sui templi di Bali e che in realtà corrisponde al Kīrtimukha nell’induismo, demone con la testa di leone, personificazione dell’ira di Śiva esplosa dal suo terzo occhio. Appare sulle porte dei templi śivaiti a protezione della soglia.

La maschera di Bali non è solo un mezzo per fare teatro, ma è qualcosa di vivo, un oggetto che con la sua energia magica rende l’attore veramente un’altra persona, al punto che a volte egli non riesce a sopportare la parte e cade in trance in modo incontrollabile. Chi ad esempio usa la maschera di Rangda deve avere una potente forza interiore per far fronte agli influssi magici e malvagi che si sprigionano da questa maschera durante le rappresentazioni e che scuotono notevolmente la psiche del danzatore. Non tutti gli attori hanno il coraggio di “entrare” in certi personaggi.

Naturalmente non tutte le maschere sono sacre, ma sicuramente tutte sono trattate con grande rispetto e tenute al riparo in scatole e sacchetti di tela. Ogni 210 giorni (l’anno indonesiano), in un giorno particolare, si fanno offerte a tutte le maschere che sono state usate nelle varie danze perché, sacre o no, rappresentano comunque personaggi sacri o hanno partecipato alle rappresentazioni sacre di quello strano mondo balinese fluttuante tra il visibile e l’invisibile, tra il bianco e il nero, la magia e la realtà.

Maschera di Patih – Primo Ministro. Di colore rosso – personaggio di carattere coraggioso, con tendenza alla collera, ambizione e vanità, è del tipo “keras” (kras), grossolano. Bellissima maschera con denti di madreperla, molto brillanti.
Maschera terrificante. Le maschere terrificanti non solo sono molto apprezzate dal pubblico del teatro balinese, ma hanno sempre occupato un posto di rilevo in tutta l’Asia.
Maschera di personaggio di corte. Di colore bruno, indice di temperamento appassionato. L’acconciatura porta il classico gioiello centrale. Essendo di corte, dovrebbe essere “halus”, raffinato, ma non lo è, come indicano i suoi occhi sporgenti, il naso largo e lungo e il colore bruno-giallastro.
Maschera gialla per un personaggio di carattere debole, forse ammalato e con caratteristiche non certo raffinate.
Maschera di tipo“bondres”, per personaggi volgari o clown, grotteschi e spesso rappresentati con difetti fisici come questa con labbro leporino e grosso dente sporgente.
Maschera di elefante Le maschere di animali non sono realistiche, hanno un aspetto fantastico, magico, mitologico, molto spesso simile a quello dei demoni.
Maschera di Barong (Barong Ket). Questa maschera sacra è la più importante delle maschere di Bali. Barong simboleggia il Bene, l’energia maschile e la magia bianca. Ha gli occhi sporgenti, la pelle rossa e grandi denti perché appartiene alla famiglia dei demoni. Il suo potere magico è concentrato nella barba. Molto difficile da eseguire.
Maschera di Rangda. Rangda, la Grande Vedova, regina degli spiriti maligni (leyak), è la personificazione del male e di Dewi Durga, dea della morte. Ha un aspetto terrificante, con la lingua lunga e pendente, terribili zanne e le viscere delle sue vittime intorno al collo. Non tutti gli attori si sentono di portarla. Come la maschera di Barong, è molto elaborata e di fattura difficile.

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